Riappropiarsi di qualcosa di proprio, di un territorio di senso, di un posto immensamente privato.
Donare non è mai un errore.
Soprattutto se si dona trasparenza di significati, di quelli che li puoi guardare attraverso e capire tutto immediatamente. Non come i forellini nel guscio di mandorla secca, ma nemmeno come lo spazio tra il suolo e le nuvole. Semplicemente come un posto, che esiste a prescindere dalla sua materialità.
Eppure è la materia che lo costituisce che lega e fa tornare, che fa prendere la mano della persona scelta e la fa posare sulla pietra, sull'erba, sul sesso.
Donare non fa tornare indietro.
Non puoi togliere dalla retina le impressioni, dalle narici gli odori, dalle piante dei piedi il contatto con la tua terra, dal membro l'impronta del tuo amore. Non puoi far nulla di un dono trasparente conficcato sotto lo sterno altrui. Puoi solo credere che ci stia bene e cresca e faccia fiori bianchi e frutti trasparenti protetti da gusci bucherellati.
E poi puoi tornarci nel posto.
Urlare di dolore e piacere, eccitarti per il verso di un uccello, per le carezze del vento, per la violenza dell'odore della terra rossa e dell'erba umida, per la bellezza della pietra schiaffeggiata dal sole. Mettere i piedi, e le mani, e la faccia, e le braccia nel tuo posto e farlo di nuovo tuo, tanto profondamente tuo che non potrà mai essere di nessuno che non abbia avuto anche te.
E in questi dolorosi legacci di proprietà, riconoscere che l'amore è un'altra cosa. Che non c'entra con i suoni della campagna, non c'entra con il possedere i posti con spasmi e voce rotta, non c'entra con l'imprimere una traccia indelebile di senso.
L'amore è il contrario del possesso.
Il possesso mai è stato trasparente.
E il possesso mai è stato tanto trasparente quanto lo è posto davanti all'amore.
Il collegamento tra un’erezione e una donna nuda non è che uno dei mille modi in cui il Creatore può regolare il meccanismo a orologeria nella testa dell’uomo. E che cosa ha a che fare l’amore con tutto ciò? Nulla. Se nella testa di Tomas una rotellina andrà fuori posto e lui si ecciterà solo alla vista di una rondine, ciò non cambierà nulla nel suo amore per Tereza. Se l’eccitazione è un meccanismo con il quale il nostro Creatore si diverte, l’amore è al contrario qualcosa che appartiene soltanto a noi e ci permette di sfuggire al Creatore. L’amore è la nostra libertà. L’amore è al di là dell’«Es muss sein!». (Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi, Milano 1989, p. 255)